domenica 4 maggio 2014

Eroicamente imbecille


Calogero Rizzo


EROICAMENTE IMBECILLE
(Una Frastanelli val bene una vittoria)

Radiocorsa
“Dal nostro corrispondente – Siena
Masse di corridori hanno oggi invaso, insieme alla primavera, la placida dolcezza della campagna senese armati di antichi velocipedi a due ruote per l’annuale appuntamento dell’Eroica, la mitologica competizione ciclistica con bici d’epoca, su sentieri tortuosi e sterrati, adatti a polpacci di Dei più che di uomini. Gli oltre trecento impavidi presenti al via armeggiano intenti ai loro mezzi, pronti ad affrontare le novelle Termopili del sudore e della fatica.
Tra tutti, svetta quell’unico che si appressa con olimpica calma alla fatica, retto in piedi solo dal muro cui poggia le spalle, mentre fuma la sua pipa e il verde occhio perso nelle brume del combusto virginia, già immagina ma non paventa l’arduo percorso.
Si, così si prepara alla prova Alessio Rigoli del Team dei Totali Imbecilli pluribannati, con la pipa.
Al via Rigoli si confonde anonimo tra la folla dei partecipanti, né lettore lo sospetteresti presente se non ti facessero accorto quegli azzurrognoli sbuffi di fumo che perenni e instancabili emana la sua inclita radica al ritmo delle pedalate.
Eccolo distendersi sul piano, quando si allunga il gruppo, mentre lontani filari di cipressi ne incorniciano l’agile figura protesa a tagliare l’aria come novello Mercurio.
Al terzo chilometro è il primo a fermarsi, maledicendo l’odiosa Moira, forse una foratura; subito accorre l’auto dei soccorsi pronta all’intervento del caso e subito offre pronta all’atletico imbecille lo scovolino, ché la pipa non tira più a causa dell’acquerugiola formatasi per le troppo ampie boccate nel corso della repentina partenza.
Ma eccolo nuovamente sbuffante in sella, quasi pròtesi del suo velocipede, di nuovo in coda al gruppo, dopo appena una cinquantina di chilometri, senza che un solo tratto del suo volto tradisca la benché minima fatica, non un goccia di sudore su quel volto, che solo nell’infanzia fu glabro. Mentre s’appresta a reinserirsi nel gruppo, il suo sguardo si vela d’una lontana melanconia, eco di tutti gli imbecilli che in quel momento egli sente di rappresentare. Il volto e il nome di tutti e ognuno di loro egli vede innanzi a sé, ne ode ancora i lazzi nelle puntute orecchie; così, sospinto dall’alito della vittoria, sebbene un tantino latakioso codesto alito, inizia la rimonta. Incollato alla ruota del suo più immediato avversario, scarta e supera centinaia di ciclisti che, come muro, gli si parano innanzi, iniziando la sua solitaria fuga in salita, leggero e agile al pari di capretta selvatica.
Solitario arriva in vetta con un distacco di 5’ dal gruppo, allorché l’agile Rigoli s’avvede di una cabina telefonica – forse l’unica rimasta in tutta la provincia di Siena: scende repentino dalla bici e chiede ad un membro dello staff una scheda telefonica.
Rigoli, avuta la scheda, si fionda al telefono e dring dring…
-          Pvonto?
-          Ciao Antonio, sono Alessio, ti disturbo, come stai?
-          Bene, gvazie e tu?
-          Non c’è male, mi trovo in Toscana adesso, con degli amici; ah! Eccoli, passano e mi fanno ciao ciao con la mano. Mi è venuto un dubbio, non so se posso …
-          Ma cevto Alessio, schevzi! Non facevo nulla di impovtante, sto solo contvollando il Chvistmas cheev del 1814, pvoveniente divettamente dalla cambusa pvivata di Napoleone all’Elba, mi chiedevo solo se fosse venuto o meno il momento di assaggiavlo, fovse potvei lasciavlo ancova qualche annetto…
-          Antonio, dunque, ti volevo chiedere: quando ho igienizzato il bocchino della pipa, per lucidarlo utilizzo la limetta abrasiva che mi hai consigliato; prima la parte più ruvida, poi quella fatta proprio per lucidare. Quello che volevo sapere è: il bocchino deve essere bagnato o asciutto?
-          Il credito della scheda è terminato, si prega di inserire una nuova scheda tu tu tu tu…

Fu la beffarda risposta dell’anonima e metallica voce preregistrata
Maledicendo l’universo tutto, Rigoli picchia amleticamente in sella e si lancia nuovamente all’inseguimento del gruppo, ma repentino torna indietro, avendo lasciato la pipa sopra il telefono.
Ripresa la gara eccolo nuovamente in coda al gruppo a ritentare l’eroica rimonta, quando, giunti a Sinalunga, s’avvede che è in corso di svolgimento la Sagra del Pecorino e, senza porre tempo in mezzo, s’avventa sulla prima bancarella ad abboffarsi del nobile latticino etrusco, accompagnato da un ottimo bianco secco locale.
Leggermente brillo ripicchia in sella per l’ennesima volta accorgendosi solo dopo diversi chilometri, a causa di una leggerissima alterazione alcolica, di aver inforcato il velocipede di altro concorrente, anch’egli intento a rifocillarsi. Si trova così a cavallo di un biciclo del XIX secolo. Ma non è più tempo d’indugi, intravede nuovamente la testa della corsa li innanzi a sé, ad appena dieci chilometri di distanza e ne mancano solo cinquanta alla fine dell’epica gara.
Carica la sua ultima pipa a flake nel precario equilibrio dell’atto atletico, riuscendo anche ad accenderla con appena due fiammiferi e, novello Popeye, sente il tabacco dare nuovo vigore ai suoi possenti muscoli, insospettabili nell’esile figura. Uno dopo l’altro gli altri ciclisti vengono raggiunti e superati.
Si trova, infine, Rigoli sul lungo rettilineo finale, sul biciclo rubato senza dolo all’altro ciclista, sono rimasti in tre per la volata finale. Rallentano, mutuamente osservandosi, tentando di cogliere l’uno nel movimento e negli sguardi degli altri il momento giusto per assestare la zampata, quand’ecco Rigoli piega leggermente il capo alla sua destra e vede …"

Vide Alessio Rigoli, una bancarella di pipe usate, misera, piuttosto che umile, lì in un cantuccio ignorata dalla folla eccitata dall’agone, e più che l’onor poté l’imbecillità; una Frastanelli val bene una vittoria si disse Alessio Rigoli, sicché tagliò, infine, centotrentesimo il traguardo, ma trionfante tenendo in mano una pipa da restaurare.

Un unico dubbio gli rimase: il bocchino doveva bagnarlo o no prima di lucidarlo?



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